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A video “transavant-gard artist”, is what Stefano Ronci can be called. The rhetorical figures used by him are those of Ground Zero in video art: of Andy Warhol’s film or the flow of images used in the early sixties by the Fluxus movement, years in which the video represented a story of anarchy where everything flowed without any control, without any subjective interpretation, by leaving inalterated the documentary coldness of the means. In the early seventies, in addition to the radicalism typical of the avant-gard movement, there was also the technical impossibility to accomplish improvements, modifications or cuts and enabling therefore to protect the ascetic quality of the work as was the case of Andy Warhol’s films which today are considered pre-video for the total absence of a narration. Ronci appears to want to return to that impersonal rigour of the means by choosing the same indifference and casualness combined to real time and therefore to movement and to the dullness of everyday gestures and actions in connection to the coming of consciousness of the intrinsic values concentrated in them. The full expressive multimedial liberty for a uniformity in language characterizes the work which, in the interpretation of the movement has been compared to the innovators of the Futurist movement. 

Olivia Spatola

A face with his monochrome helmet model jet. A face in water while it is swimming with cap and swimming pool posture. Repetition and simplification of the body in dynamic action, almost one neofuturist ascended of the plastic move, among foley echoes by Luigi Russolo and speed sequential by Giacomo Balla. The two cycles revolve around the head, figurative terminal that has determined, century after century, a manifold portraiture copyright. Ronci approches the theme of the face to detach hit from the context. He looks at the people while they are driving motor cycle and scooter with a helmet on him. He looks at other people while they are swimming inside the water with the typical gestures of the sporting styles. In both cases he isolates the vision around the face, by dissolving the place without deleting the vibration of the movement in a physical place. We don’t have any information on what happens to the protagonists. The scenery gives the way to a evocative foreground, coldly poetic, full of romance brain.

Gianluca Marziani


Un “transavanguardista” della video arte, così potrebbe essere definito Stefano Ronci. Le figure retoriche, da lui usate, sono quelle del Ground Zero della video arte: dei film di Andy Warhol o del flusso di immagini usate nei primi anni Sessanta dal Fluxus, anni in cui il video rappresenta una sorta di anarchia in cui tutto scorre senza controllo, senza un’interpretazione soggettiva, lasciando inalterata la freddezza documentarista del mezzo. Agli inizi degli anni Sessanta, oltre al radicalismo tipico dell’avanguardia, vi era anche l’impossibilità tecnica di compiere aggiustamenti, modificazioni o montaggi salvaguardando così l’asetticità dell’opera come nel caso dei film di Andy Warhol che oggi vengono considerati dei pre-video per l’assenza totale di una narrazione. Ronci sembra voler tornare a quel rigore impersonale del mezzo scegliendo la stessa indifferenza e casualità abbinata al tempo reale e quindi al movimento ed alla banalità di questi gesti o azioni quotidiane in connessione con una presa di coscienza dei valori intrinseci in essi. La piena libertà espressiva multimediale per un’uniformità di linguaggio ne caratterizza il lavoro che, nell’interpretazione del movimento, è stato paragonato ai maestri del Futurismo.

Olivia Spatola

Un volto col suo casco monocromo modello jet. Un volto in acqua mentre nuota con cuffietta e postura da piscina.
Ripetizione e semplificazione del corpo in azione dinamica, quasi una ascesi neofuturista dello spostamento plastico, tra echi rumoristi alla Luigi Russolo e velocità sequenziali alla Giacomo Balla. Nei due cicli si ruota attorno alla testa, terminale figurativo che ha determinato, secolo dopo secolo, una molteplice ritrattistica d’autore. Ronci si avvicina al volto per staccarlo dal contesto. Guarda le persone mentre guidano moto e scooter con un casco indosso. Guarda altre persone mentre nuotano dentro l’ acqua con la tipica gestualità degli stili sportivi.
In entrambi i casi isola la visione attorno al viso, dissolvendo il luogo senza eliminare la vibrazione della mossa in uno spazio fisico. Non abbiamo alcuna informazione su cosa accade attorno ai protagonisti. Lo scenario cede il passo ad un primo piano evocativo, freddamente poetico, intriso di romanticismo cerebrale.

Gianluca Marziani